CARIE, quali sono gli alimenti che possono favorirla? (1° parte)
Quando parliamo di carie quasi tutti pensano ad un buco su un dente, ma in realtà per carie si intende una malattia infettiva a carattere cronico-degenerativo ad eziologia multifattoriale.
Questo significa che diversi fattori concorrono a determinare uno stato di rischio per i nostri denti.
Ciò che rende un cibo "cattivo" è il fatto di essere più o meno utilizzato dai batteri cariogeni. Questi batteri “mangiano” zucchero (soprattutto zuccheri semplici: mono o disaccaridi) e il sottoprodotto di questa combustione sono acidi deboli, che provocano la demineralizzazione dei tessuti duri dentali, causa dei segni clinici della malattia. Gli acidi prodotti dai batteri cariogeni persistono nel cavo orale per 20-40 minuti La frequenza di assunzione di questi alimenti è più importante della quantità̀ complessivamente assunta. Ci sono cibi che aiutano i batteri, li alimentano, ed altri che li ostacolano
Gli zuccheri introdotti con la dieta, soprattutto il saccarosio (comune zucchero da cucina), rappresentano uno dei più̀ importanti fattori eziologici della carie dentale. Un’assunzione superiore alle quattro volte al giorno di zuccheri estrinseci (addizionati ad alimenti come dolciumi, bibite, biscotti, torte, succhi di frutta, miele) porta a un aumento del rischio di carie dentale.
Ogni volta che alimenti di questo tipo sono introdotti nel cavo orale, avviene un calo del pH del biofilm causato dagli acidi prodotti dal metabolismo batterico. Con la riduzione del pH sotto la soglia limite di circa 5,5 (soglia di demineralizzazione per lo smalto), i tessuti duri orali cedono minerali all’ambiente (demineralizzazione).
Mediamente il pH della saliva si avvicina alla neutralità, oscillando tra 6,5 e 7,4 grazie alla preziosa azione tampone dei bicarbonati in essa contenuti, in pratica essa è normalmente in grado di riportare il pH della superficie dentale oltre la soglia di rischio in circa 30 minuti. Con questo processo, i minerali persi durante la fase di demineralizzazione saranno poi reintegrati attraverso un processo inverso (remineralizzazione).
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